Sole, mare piatto piatto, gommone comodo e spazioso, un’ottima guida (Marco Vergnano): le condizioni migliori per la conquista della mitica Haven. E così è stato, alle 10 al diving nel porticciolo (in fase di ristrutturazione) di Arenzano; abbiamo preso le nostre bombole - da 15 litri ma ipercariche - e preparato il gruppo ARA; la routine pre-immersione è sempre la stessa, ma ho avuto l’impressione che fossimo tutti un po’ meno caciaroni del solito, più attenti o forse solo più concentrati. Briefing intorno al modellino della petroliera: il percorso, la cima da seguire, punto del check dell’aria, fate attenzione a non toccare il soffitto che ci sono chiazze di petrolio, occhio all’assetto, mettete i guanti che possono esserci ami sulle cime e gusci taglienti di ostriche sul relitto, e soprattutto quando risalite ricordatevi di cancellare il vostro nome dalla lavagnetta: chi si dimentica paga l’aperitivo! Solo a questo punto ci siamo sciolti un po’ e abbiamo fatto qualche battuta “e se cancello il nome di un altro? se non ci vedo e sbaglio?” Arriva il gommone, carichiamo bombole zavorre pinne e si parte…… 7 minuti di navigazione su una tavola blu, le secchiate d’acqua con cui Gino ci ha bagnati mentre indossavamo il gruppo e giù una bella capovolta nell’acqua piacevolmente tiepida. Tutti pronti e si scende nel blu, circondati da nuvole di castagnole fino a che si comincia a scorgere la petroliera. Grande, non c’è che dire, ma la visibilità non eccezionale ci ha negato il piacere (o lo spavento, chissà… sarebbe bello scoprirlo; forse avremo un’altra occasione) di vedere lo sconfinato ponte di questo enorme relitto. Abbiamo fatto la penetrazione come da briefing, scivolando silenziosi accanto alla statua del Bambino di Praga (a cui è dedicato il Santuario di Arenzano) e poi uscendo sulle scale discendenti. Una breve esplorazione a caccia di “vita” lì attorno, sempre con l’occhio al computer e poi raggiungiamo il fumaiolo, chiudiamo il giro e ci avviciniamo alla cima per la risalita. Fine del divertimento: dopo 17 minuti di fondo, inizia la risalita…seguiamo la cima giusta, a 12 metri troviamo la lavagnetta, ci cancelliamo dalla lista e cominciamo i deep stop per smaltire l’azoto, un’occhiata al manometro e ci avviciniamo alla stazione di decompressione dove restiamo appesi per un tempo che sembra interminabile; in realtà i nostri tempi di decompressione variavano dai 13 ai 20 minuti, ma sembra che non passino mai! guardi il computer e dice sempre 12… così cerchiamo di distrarci, facendoci delle foto, allontanandoci e poi riavvicinandoci al trapezio, facendo gesti annoiati al compagno. Quando finalmente vediamo nell’angolino a destra del computer il numero magico che ci autorizza a risalire in superficie, un ultimo sguardo nel blu verso la superpetroliera è un silenzioso impegno a tornare per conoscere un po’ meglio questo gigante addormentato.
Scritto da: Roberta & Anna