348.7343321

MESSICO - Il fascino dei cenotes (agosto 2003)


Dopo una settimana di tour archeologico in autopullman attraverso lo Yucatan dei Maya, ecco i te moschettieri tornare finalmente alla base, il (magnifico) Ventaclub Playa Maroma, a pochi chilometri da Playa del Carmen. 7 giorni prima, appena arrivati, ci eravamo precipitati al diving per depositare le nostre attrezzature e iscriverci preventivamente alle uscite che sarebbero state organizzate durante la settimana di soggiorno-mare. In testa alle nostre preferenze, non poteva mancare un&rsquo;esperienza subacquea assolutamente nuova: le immersioni in &ldquo;cenote&rdquo;. La parola cenote deriva dal termine maya &ldquo;D&rsquo;zonol&rdquo; che indica una cavit&agrave; sotterranea che contiene acqua: i cenotes erano considerati dai Maya l&rsquo;accesso a un mondo mitico e spirituale, ma da un punto di vista un po&rsquo; pi&ugrave; materiale, erano anche l&rsquo;unica fonte di acqua dolce nel mezzo della giungla!! A sud di Playa del Carmen ci sono diversi cenotes in cui &egrave; possibile immergersi: noi siamo stati in due di questi : a Chac-Mool, una quindicina di km di distanza, e a Dos Ojos - a una cinquantina di km - che deve il suo nome al fatto di avere due ingressi: visti dall&rsquo;alto sono due pozze blu che si aprono nel verde della foresta. L&rsquo;organizzazione &egrave; la stessa per le due uscite: si parte in pulmino al mattino alle 9, quattro sub, pi&ugrave; la guida del diving, un ragazzo del posto molto bravo, le bombole, le ceste delle attrezzature e i cestini della merenda&hellip; Dopo aver lasciato la strada asfaltata ci si addentra nella foresta (o, come la chiamano loro, la selva) fino all&rsquo;arrivo al punto di accesso ai cenotes; si scarica il pulmino, si prepara la prima bombola e la si porta sul bordo della pozza (in entrambi i luoghi scendendo per una scala scavata nella roccia) e poi si ritorna al pulmino per mettersi la muta (2 o 3 mm) e caricarsi sulle spalle la seconda bombola che servir&agrave; per la seconda immersione (oh YES! Due immersioni di fila ! e &ldquo;di fila&rdquo; vuol proprio dire &ldquo;di fila&rdquo; giusto il tempo di spostare jacket ed erogatori da una bombola all&rsquo;altra&hellip;.). Si entra in acqua (dolce, quindi con meno zavorra del solito) e dopo la raccomandazione a mantenere l&rsquo;assetto per via del fondo sabbioso, Gunther (il nome &egrave; tedesco ma il ragazzo &egrave; il tipico messicano, pelle occhi e capelli scuri) ci ricorda di seguirlo sempre e di non infilarci MAI nei corridoi laterali perch&eacute; &egrave; facile perdersi e non ritrovare pi&ugrave; l&rsquo;uscita, nonostante il percorso sia indicato dalle cime. Ci diamo l&rsquo;OK di conferma e tutti gi&ugrave;. Ragazzi, che spettacolo ! immersione in grotta ma in acqua dolce quindi una visibilit&agrave; eccezionale (beh, siamo anche stati bravi a non far alzare il sedimento&hellip;) sembrava di essere all&rsquo;aperto, in alta montagna dove l&rsquo;aria &egrave; pura e rarefatta. L&rsquo;aspetto pi&ugrave; emozionante dell&rsquo;immersione non &egrave; tanto l&rsquo;acqua dolce (anche se entrando nell&rsquo;aloclino &ndash; dove l&rsquo;acqua salata proveniente dal mare filtra tra le rocce &ndash; si ha la tentazione di sfregarsi gli occhi che sembrano appannarsi) quanto lo spettacolo di luci. Siamo in grotta &egrave; vero ma ci sono molte spaccature attraversate dai raggi del sole che giocano con le radici immerse delle piante tropicali si riflettono sulle pareti creando effetti luminosi simili a quelli delle vetrate delle cattedrali. Vita, zero: a parte le radici delle piante acquatiche qualche raro pesce d&rsquo;acqua dolce e un coccodrillino di plastica con una Barbie di traverso tra le fauci. Chac-Mool, a circa met&agrave; del percorso ha una bolla d&rsquo;aria nella quale siamo risaliti un attimo (per respirare l&rsquo;aria viziata della grotta&hellip; quella della mia bombola era pi&ugrave; buona&hellip;.). A Dos Ojos una figura sconosciuta e dei lampi sospetti ci hanno seguiti per tutta l&rsquo;immersione, che si svolge a circa 12-14 mt e dura circa mezz&rsquo;ora; mentre spostavamo l&rsquo;attrezzatura sull&rsquo;altra bombola, un ragazzino indigeno si &egrave; avvicinato e ci ha detto che, se volevamo, prima di andare via dopo la seconda immersione, avremmo potuto vedere le foto che ci aveva fatto un suo socio (che passa le giornate a mollo a fotografare i sub&hellip;) ed eventualmente comprare il CD, che sarebbe stato consegnato direttamente al villaggio la sera stessa. Ovviamente non ci siamo persi l&rsquo;opportunit&agrave; di tornare a casa con un CD ricordo: dopo aver fatto la seconda immersione, smontato le attrezzature e risistemato tutto nel pulmino, abbiamo seguito il ragazzino in una casupola l&igrave; accanto dove il fotografo, con i piedi in una bacinella, scaricava la memory-card della macchina digitale su un magnifico portatile bianco e in pochi minuti masterizzava il CD, con le foto del gruppo, un clip e delle foto fatte precedentemente: in mezzo alla giungla, intendo, non comodamente seduto a una scrivania&hellip;. <br /><em><strong>Scritto da: Roberta</strong></em>

Gli Altri Corsi