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MANADO & SINGAPORE (agosto 2006)


Arrivare alle vacanze estive stanca sfinita e di corsa per me &egrave; un must da diversi anni, ma siccome scegliamo luoghi lontani con parecchie ore di volo, ho tempo di riprendere fiato ed energie durante il viaggio &ndash; dormendo- ed arrivare in forma a destinazione. Con Roberta e Gigi sono tornata nel mare di Celebes, ma dall&rsquo;altra parte rispetto a Mabul dove abbiamo assaggiato per la prima volta lo scorso anno i mari orientali: la nostra meta &egrave; stata l&rsquo;isola di Manado e pi&ugrave; precisamente il Minahasa Lagoon Resort. Gli amici di Oceano Point ci hanno organizzato una bella vacanza, con due stopover a Singapore, uno in andata ed a uno al ritorno. Un giorno e mezzo sono pochi per poter dire di averla visitata, ma a me sono bastati per innamorarmene: &egrave; una citt&agrave; ordinata, pulita, dinamica ma non frenetica, con grattacieli e giardini, un quartiere coloniale (Singapore &egrave; stata colonia inglese) ed uno di banche, Little India e China Town, il National Orchid Garden e il Raffles Hotel dove si gusta il Singapore Sling nell&rsquo;ambiente di una piantagione indiana alle pendici dell&rsquo;Himalaya (sgranocchiando arachidi i cui gusci si buttano rigorosamente sul pavimento), una marina con il Merlion che ti accoglie ed il Clarke Quay sul Singapore River che &egrave; un nastro continuo di locali che la sera si animano di turisti, di cibi e colori che riflettendosi nelle acque del fiume, raddoppiano la magia di questa citt&agrave;, isola, Stato indipendente dal 1965. Un&rsquo;altra magia ci aspettava al Minahasa Lagoon: quella di un resort dove tutto assume una dimensione &ldquo;umana&rdquo;: la giornate non sono volate via come di solito accade in vacanza, ma trascorrevano ad una velocit&agrave; a cui non siamo purtroppo pi&ugrave; abituati, cio&egrave; con la possibilit&agrave; di godersele fino in fondo senza annoiarsi e senza rimpiangere che fossero gi&agrave; finite. Tutto ci&ograve; grazie ad uno staff &ldquo;di terra&rdquo; gentile e dalla disponibilit&agrave; quasi imbarazzante, ad uno staff &ldquo;di mare&rdquo; preparato, attento e simpatico, a fondali ricchi di piccole creature strane e colorate (nudibranchi mai visti&hellip;) e di coralli di ogni forma e dimensione, ad una cucina che alternava piatti locali ed internazionali, ad un centro benessere che ti riconciliava con la vita con un semplice massaggio e ad una piscina che sembra tuffarsi in mare. E durante la navigazione verso il parco marino di Bunaken, piacevoli e inaspettati (anche se dopo la terza volta l&rsquo;effetto sorpresa &egrave; venuto meno&hellip;) incontri con i delfini e con le balene pilota che quasi tutte le mattine interrompevano il nostro viaggio invitandoci a tuffi improvvisi e a nuotate sfiancanti per avvicinarci un po&rsquo; e per &ldquo;vedere meglio&rdquo; e tentare lo scatto fotografico&hellip;. E ancora il &ldquo;jungle restaurant&rdquo;, incastonato sulla collina alle spalle del resort, per raggiungere il quale bisognava arrampicarsi su per una ripidissima scala di legno di pi&ugrave; di 100 scalini &hellip; la siesta sulla chaise longue, in veranda guardando il mare &hellip;. la doccia in parte all&rsquo;aperto con le pareti di pietra, &hellip; il rumore dell&rsquo;aria appena mossa dalle pale del ventilatore, &hellip; l&rsquo;accordo di non belligeranza con le formiche rosse, &hellip;. i ponticelli di &ldquo;bacchette shangai&rdquo; per attraversare le due anse del fiume che racchiude il resort &hellip;. insomma, LA vacanza. <br /><em><strong>Scritto da: Anna</strong></em>

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